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Biomarcatori di 

Neurodegenerazione:

Quali sono?

Individuare il più presto possibile una malattia altamente invalidante è essenziale per limitarne gli effetti devastanti, come nel caso del Parkinson, e i ricercatori di tutto il mondo sono impegnati in questa direzione. 

Da qualche mese è stato messo a punto un test sulla saliva che promette di identificare quando e come la proteina alfa-sinucleina, normalmente presente nel nostro organismo, diventa tossica e aggredisce i neuroni, favorendo lo sviluppo del morbo di Parkinson.

La soluzione è stata studiata da un gruppo di ricercatori guidati dal professor Alfredo Berardelli, direttore del Dipartimento di Neuroscienze umane della Sapienza Università di Roma nonché presidente della Società italiana di Neurologia, con la collaborazione di altri studiosi dell’Irccs Neuromed di Pozzilli e dell’Università Campus Biomedico sempre di Roma.

Il test sulla saliva è un modo non invasivo per scoprire il biomarcatore diagnostico precoce del Parkinson, procedura finora possibile solo tramite puntura lombare, biopsia gastroenterica o della ghiandola salivare, dove sembra si concentri prima di diffondersi al cervello.

cervello su sfondo viola
coppia di anziani che si abbraccia

Tra gli altri biomarcatori considerati, c’è la proteina Tau, che si accumula nelle cellule nervose, ed è tipica in una serie di patologie dette "taupatie" che per esempio caratterizza la malattia Parkinson atipica, come la paralisi sopranucleare progressiva o la demenza fronto-temporale.  Risulta, inoltre, essere implicata anche molto nella malattia di Alzheimer.

«È un potenziale biomarcatore, importante da studiare perché molti pazienti di Parkinson presentano quadri in cui interviene un certo decadimento cognitivo», rivela il dottor Vivacqua, proprio in seguito a un suo netto aumento nella saliva. Non è tutto, poiché i ricercatori hanno evidenziato, per comprendere l’insorgere ed evoluzione della malattia, come un ulteriore meccanismo, quello dell’Autofagia, una sorta di “spazzino cellulare”, perché pulisce la cellula da tutte le proteine anomale, si mostri drasticamente ridotto in chi è colpito da Parkinson.

«Dunque», conclude l’esperto, «l’aumento di proteine anomale come l’alfa-sinucleina o la Tau, assieme alla carenza di autofagia, potrebbero spiegare la malattia, in un quadro di neurodegenerazione».

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